Tappa 7 - da A Guarda a Mougàs

A Guarda
Portecelo
Oia
Viladesuso
Mougas

Tumuli di sassi-ricordo del passaggio dei pellegrini a Santiago

Una delle piazzette di A Guarda

Ci svegliamo quando fuori è ancora buio. Persino gli uccellini, che tanto chiasso avevano fatto la sera precedente quando sono andati a piazzarsi sull’albero per la notte, sono ancora a dormire. L’orario nuovo con un'ora avanti per noi è decisamente strano, ci dobbiamo abituare. Alle 8 apre il bar sotto e andiamo finalmente a fare colazione. Jane è contenta, c’è lo yogurt e del salato che a lei piace. Per me le solite tostate con marmellata vanno sempre benissimo. Il caffè è sempre buono, chiediamo un espresso lungo o doppio e del latte a parte e c'è sempre la spremuta fresca d’arancia, molto buona. 

Poi, tutto ad un tratto alle 8.34 precise gli uccellini dell’albero di fronte iniziano tutti all’unisono a cinguettare a perdifiato. Buffissimo evento! Ma ci stanno per poco, poi volano via per fare ritorno solo prima del tramonto.

Prepariamo gli zaini, portiamo giù il bagaglio per Gesù e la nostra camminata può partire. Ma la giornata fuori è cupa con previsioni climatiche funeste. In mezzo a un marciapiede troviamo questa scultura che ci fa molto sorridere, una bambina, un cane e degli uccellini!

Scendiamo dal paese per prendere il lungocosta che ci porta verso il molo di A Guarda dove c'è una costruzione tipo fortezza, la quale ospita il 'Museo do mar do Guarda'. 
Siamo già sul sentiero verso nord accanto all'Oceano che si fa sentire con le sue onde che picchiano contro la costa rocciosa. 


Attraversiamo l'ultima periferia di A Guarda, con delle casette colorate che sembrano dei moduli abitativi in legno poste su delle piattaforme. Sono chiuse, saranno case per le vacanze, forse dei pescatori.

Passiamo da un antico lavatoio in pietra, perfettamente restaurato e che in assenza di acqua diventa un ottimo punto di sosta per i pellegrini, sia nelle giornate di pioggia che per ripararsi dal sole estivo. Ne vedremo tanti di questi lavatoi pubblici, di cui leggiamo che alcuni venivano utilizzati ancora in tempi recenti finché non sono rimasti asciutti e abbandonati dall'incuria. Negli ultimi anni però sono stati restaurati e riportati per l'uso pubblico, magari non più come lavatoi ma come punto di sosta pubblico. 
E finalmente vediamo alcuni pellegrini come noi, tutti ben bardati, preparati per una giornata di pioggia. Ci si saluta con il solito 'Buon Cammino', ma non ci si ferma, ognuno continua con il suo ritmo e le proprie soste. Di tanto in tanto ci si rivede con gli stessi pellegrini.
Il percorso è pianeggiante, come lo è stato finora. Ma qui non ci sono le passerelle, ci sono invece sentieri tra le rocce, tratti sterrati o tra l'erba e qualche boschetto di vegetazione più alta. Effettivamente è molto vario e più avanti c'è anche un tratto tra le frasche che porta poi fino alla strada principale, dove prosegue il percorso. 
Anche qui sulla costa spagnola ci sono resti di antiche costruzioni tra gli scogli, sono le cetarias, vasche incavate tra le rocce degli scogli che servivano per conservare i crostacei. Alcune sono molto antiche, altre sono state utilizzate fino agli anni '90 del secolo scorso. 
Ci sono dettagliati cartelli esplicativi non in spagnolo né in portoghese, ma in galiziano, infatti siamo nella regione della Galicia. Qui parlano una lingua che sembra una miscela tra lo spagnolo e il portoghese ma forse anche con qualche retaggio del celtico, insomma per me non è sempre intuitivo. Talvolta c'è anche la traduzione in spagnolo, o come in questo caso persino in Braille!

Ogni tanto passiamo da qualche costruzione che ci ricorda che forse in altre stagioni ci viene gente a godersi il panorama della costa. Perchè si, il panorama è splendido, le onde dell'oceano che si infrangono rumorosamente sulla costa rocciosa e le tante passeggiate su questi sentieri, sono sicuramente meta per molti turisti.
C’è parecchio vento e delle volte diventa tutto nebbioso intorno a noi, sono nuvole basse pregne di umidità, che fa cadere una pioggerellina molto fine. Poi la nebbia si dissolve e smette anche la pioggia. Ma noi abbiamo la nostra mantellina di plastica che ci copre. Fortunatamente non è freddo, Jane addirittura porta solo la camicetta sotto la mantellina, e io ho sempre i miei sandali.

Il bel sentiero tra rocce, frasche e vegetazione finisce salendo sulla provinciale. Un bel cartello grande e nuovo indica la strada ai pellegrini. La cartellonistica del Cammino si fa sempre più frequente ed evidente, nei classici colori blu e giallo con la freccia direzionale e il simbolo della conchiglia, tipica del Cammino di Santiago.
Sembra che nell'antichità, la conchiglia dimostrava che il pellegrino era davvero arrivato a Santiago, infatti allora si cucivano una vera conchiglia sul mantello. Oggi molti cammini di pellegrinaggio usano lo stesso simbolo. Sul ceppo c'è chi lascia un ricordo o un 'dono' per il prossimo pellegrino che passa. In questo caso c'è un grappolo d'uva e delle castagne.

Salite sulla provinciale ci tocca ora un lungo tratto sul marciapiede della strada, ma è una bellissima ciclo- pedonabile di fresca riverniciatura in giallo oro. Ci sono addirittura delle belle aree 'sosta del pellegrino', attrezzate con tavoli, panche e sedie per godersi il panorama sulla costa, ma con questo tempo oggi non c’è nessuno che sosta. 

Ogni tanto ci sono anche delle belle rotonde i 'Miradores', per la sosta delle auto, per poter ammirare il panorama per chi ci passa in auto.

Ci stiamo avvicinando ad un area abitata, si vedono belle case con giardini e piscine. Il mare sembra infuriato, ma anche cosi ha il suo fascino. Immaginiamo che gli abitanti di queste case possono godersi lo spettacolo del mare proprio di fronte alle loro finestre.
In un giardino vediamo un piccolo horreo in pietra con le grate in legno, sembra quasi da gioco. Ne vedremo tantissimi nei prossimi giorni, si vede che sono una vera tradizione alla quale nessuno vuole rinunciare di avere nel proprio giardino!


Siamo nella località di Portecelo, dove arriviamo ad un'ampia spianata panoramica con una piccola struttura esposta alle intemperie, siamo al bar: 'Esplanada do horizonte'. Fuori non c'è nessuno, ma dentro è affollatissimo di pellegrini, tanto che noi non ci fermiamo, ci procuriamo il timbro e usiamo il loro WC che sta all'esterno.
In effetti qui c'è un po' di movimento di pellegrini, molti sono già in ripartenza dopo la sosta nel bar. Inizia un percorso attraverso boschi e zone con molta vegetazione. Il cammino è continuo, senza interruzione, sempre perfettamente segnalato, scegliendo quando possibile, stradine secondarie invece della provinciale.



Le case sono decisamente belle villette, e visto che molte hanno la piscina, vuol dire che d'estate dev'essere un luogo veramente ambito per le vacanze. Ma ci sono anche case di campagna con degli animali, eccolo il cavallo di oggi attirato da Jane, ormai ne vediamo almeno uno al giorno!

A questo punto abbiamo fatto più della metà del percorso di oggi. Pioviggina sempre più insistentemente, siamo bagnate dal ginocchio in giù, e Jane ha anche le braccia esposte alla pioggia dal momento che usa i bastoncini da trekking, ma non fa freddo, meno male. A tratti il percorso prende stradine parallele alla principale e in una di queste passiamo dalla piccola cappella di San Sebastian, aperta! dove troviamo altri pellegrini e il timbro 'fai da te'.

Continuiamo verso la località di Oia, evitando le deviazioni suggerite dalla segnaletica che portano prima su una stradina parallela lato mare e poi tra un bosco sull’altra parte della strada. Piove e prendiamo la strada principale, più corta che porta direttamente alla località di Oia.
L’abitato è talmente piccolo che non si può chiamare paesino. Le case sono in pietra, e hanno lo stesso stile degli horreos, talvolta con rialzi, scale e colonne come le strutture di questi particolare granai. Ma le case sembrano tutte disabitate, anche se la maggior parte sono ben restaurate. Il selciato della stradina è in perfette condizioni.

La stradina del paese finisce in una piazzetta più ampia dalla quale si vede nello sfondo il monastero per cui è conosciuto il paesino.
Arriviamo al Mosteiro de Oia che è una struttura chiusa e transennata, trasandata e direi proprio abbandonata. È domenica e ci sono un po’ di persone che vengono a vedere il monastero e si fanno qualche foto, sono locali della zona che vengono a dare un'occhiata al monastero, ma poi vanno a mangiare all’unico ristorante aperto nella piazzetta. 

Andiamo anche noi al ristorante 'Taperia A Camboa', ma solo per prendere il timbro, perchè lo troviamo pieno di gente tra cui anche molti pellegrini, cosa che ci meraviglia non poco. Perché durante il cammino vediamo pochissimi pellegrini, ma poi quando entriamo in questi locali, per la verità sono pochi quelli aperti, vediamo tanti pellegrini seduti ai tavoli!
Approfittiamo di un momento senza pioggia per sederci su una panchina della piazzetta davanti al ristorante per fare la nostra pausa pranzo.

Riprendiamo il nostro cammino che porta alla piccola baia davanti al Monastero. La strada sentiero passa proprio vicino all'acqua. Non c’è una vera spiaggia, ma un accumulo di alghe marine sedimentate tra gli scogli e una miriade di gabbiani che li hanno il loro paradiso, ma che con il loro guano e le alghe in putrefazione emana un puzzo pazzesco. Ci allontaniamo velocemente.

Guardando indietro, la cittadina di Oia con il suo Monastero è molto più carina da lontano, soprattutto lontani dal puzzo infernale, che però ci accompagnerà ancora in qualche altra occasione.


La strada prosegue ancora per 6 km fino alla nostra destinazione di oggi. Nei giardini e nei campi adiacenti al sentiero si vedono ogni tanto animali da fattoria, mucche, cavalli, pecore e capre, con tutti Jane cerca un approccio che effettivamente le riesce quasi sempre. Sulla nostra sinistra invece c'è il mare, oggi è particolarmente grosso e le onde picchiano fragorosamente sulle scogliere con grande frastuono e molta schiuma. A noi ci piace la natura anche quando è avversa, con vento, pioggia, nebbia... Certo che avremmo preferito un bel sole come avevamo i primi giorni, ma anche questo paesaggio ha il suo fascino. 

Poi inizia prima la periferia di Viladesuso dove si entra in una stradina interna allontanata dal mare, per poi proseguire all'interno della periferia di Mougas dove troviamo un altro santuario dei pellegrini, le classiche pietre dipinte lasciate come portafortuna dai pellegrini. E anche qui si vedono degli horreos, alcuni piccoli, altri più grandi, di tutte le misure, e portano quasi sempre una croce sulla saliente della facciata. Ormai vediamo che sono una vera tradizione e prescindono dall'originario utilizzo. Qui ce n'è uno con le pareti addirittura chiuse e con le scale per entrarci comodamente, forse oggi vengono utilizzati per mettere le attrezzature da giardino.

Santuario del pellegrino

In realtà il paese di Mougas è più nell'interno, lontano dal mare. Queste sono solo alcune case disperse vicino alla costa, tutte case basse con giardini e campi coltivati, e ancora, qualche costruzione ricorda il forte spirito marinaro della zona.


Gli ultimi 700 m li facciamo girando intorno a una piccola baia dove notiamo nuovamente un ingente accumulo di alghe e guano di gabbiani, ma andiamo in direzione del vento e non sentiamo ancora il forte odore. Arriviamo al nostro "ostello Aguncheiro", un po' appartato dopo l’abitato, di fronte al mare in tempesta. Facciamo a tempo di arrivare ancora con la luce del giorno e poca pioggia. 
Ci sistemano in una camera al primo piano lato mare. E siccome non c'è nessuno in quel piano abbiamo tutto il piano e il bagno solo per noi. Appena sistemati in camera sentiamo scendere una fortissima pioggia che durerà tutta la notte. Ma ormai siamo all'asciutto e contente di poterci fare una bella doccia e metterci vestiti asciutti.  Qui finalmente troviamo anche la lavatrice e l'asciugatrice che usiamo subito per tutta la nostra roba accumulata in questi giorni. Sono ottime macchine tra l’altro, moderne, quelle con il detersivo incluso! 4 euro a ciclo.
Ma la cosa più bella è che subito accanto all’ostello c’è un bar ristorante aperto!!!
Ci andiamo subito per vedere cosa offrono. È un piccolo locale con pochi tavoli e c'è seduto qualche abitante della zona. Ci informiamo sul menù e l'orario per la cena. Ma ora sono solo le 16.30 e intanto prendiamo un bel thè caldo con una sorta di cornetto dolce gigante che qui in Spagna viene servito con forchetta e coltello. Jane preferisce accompagnare il cornetto con una coppa di vino. 
Intanto fuori piove di gusto, stiamo pensando all'indomani. Le previsioni non sono cosi terribili come lo è fuori in questo momento, speriamo bene.
Torniamo nella stanza per sistemarci per l’indomani, Gesù deve avere il bagaglio pronto, abbiamo lavato e asciugato tutto. Facciamo quasi fatica ad arrivare alle 19.30, orario in cui si può andare per la cena. Nel locale siamo in soli tre tavoli occupati, tutti pellegrini. Ma il menu è piuttosto ricco e non riusciamo a trattenerci, finalmente possiamo mangiare decentemente e l’occhio diventa un po’ troppo ardito e chiediamo: spaghetti alle vongole, zorza gallega (piatto tipico galego con carne di maiale), patate fritte e due porzioni di insalata ‘molto’ mista e come dessert un bel 'flan casero', cioè creme caramel fatto in casa.
Mangiamo a volontà, ma effettivamente è troppo e con il resto ci facciamo fare il pacchetto per il pranzo dell’indomani.  

Accanto al nostro tavolo ri-troviamo la coppia francese che avevamo già visto in qualche altra occasione. Loro parlano un po' di inglese e ci scambiamo subito le nostre impressioni, soprattutto quelli del clima. Infatti viste le brutte previsioni per i prossimi giorni loro hanno intenzione di tornarsene a casa senza arrivare a Santiago. Inoltre la signora ha delle paurose galle a tutte e due i piedi, problema che sembra essere molto comune tra i pellegrini, tant’è che a Santiago vendono le magliette souvenir con la scritta: ‘sin dolor no hay gloria’. 
Ma da questo posto non c'è alcun modo per tornarsene a casa, devono per forza fare almeno ancora una tappa. Decideranno durante la giornata di domani.
Per questa sera siamo a posto e mentre torniamo al nostro ‘piano’ sentiamo che il vento ha cambiato direzione e ci assale il lezzo provenire dalla baia, il puzzo di quelle alghe con il guano entra persino dalla finestra chiusa. L'aria della stanza è umida e accendiamo il riscaldamento elettrico, più per asciugare l’aria che per riscaldarci. Ma i letti sono grandi e comodi e dopo i nostri 21 km che segna il cellulare ci addormentiamo senza difficoltà.

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