A GuardaPorteceloOiaViladesusoMougas
Ci svegliamo quando fuori è ancora buio. Persino gli uccellini, che tanto chiasso avevano fatto la sera precedente quando sono andati a piazzarsi sull’albero per la notte, sono ancora a dormire. L’orario nuovo con un'ora avanti per noi è decisamente strano, ci dobbiamo abituare. Alle 8 apre il bar sotto e andiamo finalmente a fare colazione. Jane è contenta, c’è lo yogurt e del salato che a lei piace. Per me le solite tostate con marmellata vanno sempre benissimo. Il caffè è sempre buono, chiediamo un espresso lungo o doppio e del latte a parte e c'è sempre la spremuta fresca d’arancia, molto buona.
Poi, tutto ad un tratto alle 8.34 precise gli uccellini dell’albero di fronte iniziano tutti all’unisono a cinguettare a perdifiato. Buffissimo evento! Ma ci stanno per poco, poi volano via per fare ritorno solo prima del tramonto.
Prepariamo gli zaini, portiamo giù il bagaglio per Gesù e la nostra camminata può partire. Ma la giornata fuori è cupa con previsioni climatiche funeste. In mezzo a un marciapiede troviamo questa scultura che ci fa molto sorridere, una bambina, un cane e degli uccellini!Passiamo da un antico lavatoio in pietra, perfettamente restaurato e che in assenza di acqua diventa un ottimo punto di sosta per i pellegrini, sia nelle giornate di pioggia che per ripararsi dal sole estivo. Ne vedremo tanti di questi lavatoi pubblici, di cui leggiamo che alcuni venivano utilizzati ancora in tempi recenti finché non sono rimasti asciutti e abbandonati dall'incuria. Negli ultimi anni però sono stati restaurati e riportati per l'uso pubblico, magari non più come lavatoi ma come punto di sosta pubblico.
E finalmente vediamo alcuni pellegrini come noi, tutti ben bardati, preparati per una giornata di pioggia. Ci si saluta con il solito 'Buon Cammino', ma non ci si ferma, ognuno continua con il suo ritmo e le proprie soste. Di tanto in tanto ci si rivede con gli stessi pellegrini.
Il percorso è pianeggiante, come lo è stato finora. Ma qui non ci sono le passerelle, ci sono invece sentieri tra le rocce, tratti sterrati o tra l'erba e qualche boschetto di vegetazione più alta. Effettivamente è molto vario e più avanti c'è anche un tratto tra le frasche che porta poi fino alla strada principale, dove prosegue il percorso.
Ogni tanto passiamo da qualche costruzione che ci ricorda che forse in altre stagioni ci viene gente a godersi il panorama della costa. Perchè si, il panorama è splendido, le onde dell'oceano che si infrangono rumorosamente sulla costa rocciosa e le tante passeggiate su questi sentieri, sono sicuramente meta per molti turisti.
Salite sulla provinciale ci tocca ora un lungo tratto sul marciapiede della strada, ma è una bellissima ciclo- pedonabile di fresca riverniciatura in giallo oro. Ci sono addirittura delle belle aree 'sosta del pellegrino', attrezzate con tavoli, panche e sedie per godersi il panorama sulla costa, ma con questo tempo oggi non c’è nessuno che sosta.
Ogni tanto ci sono anche delle belle rotonde i 'Miradores', per la sosta delle auto, per poter ammirare il panorama per chi ci passa in auto.
Ci stiamo avvicinando ad un area abitata, si vedono belle case con giardini e piscine. Il mare sembra infuriato, ma anche cosi ha il suo fascino. Immaginiamo che gli abitanti di queste case possono godersi lo spettacolo del mare proprio di fronte alle loro finestre.
Siamo nella località di Portecelo, dove arriviamo ad un'ampia spianata panoramica con una piccola struttura esposta alle intemperie, siamo al bar: 'Esplanada do horizonte'. Fuori non c'è nessuno, ma dentro è affollatissimo di pellegrini, tanto che noi non ci fermiamo, ci procuriamo il timbro e usiamo il loro WC che sta all'esterno.
A questo punto abbiamo fatto più della metà del percorso di oggi. Pioviggina sempre più insistentemente, siamo bagnate dal ginocchio in giù, e Jane ha anche le braccia esposte alla pioggia dal momento che usa i bastoncini da trekking, ma non fa freddo, meno male. A tratti il percorso prende stradine parallele alla principale e in una di queste passiamo dalla piccola cappella di San Sebastian, aperta! dove troviamo altri pellegrini e il timbro 'fai da te'.
Continuiamo verso la località di Oia, evitando le deviazioni suggerite dalla segnaletica che portano prima su una stradina parallela lato mare e poi tra un bosco sull’altra parte della strada. Piove e prendiamo la strada principale, più corta che porta direttamente alla località di Oia.
L’abitato è talmente piccolo che non si può chiamare paesino. Le case sono in pietra, e hanno lo stesso stile degli horreos, talvolta con rialzi, scale e colonne come le strutture di questi particolare granai. Ma le case sembrano tutte disabitate, anche se la maggior parte sono ben restaurate. Il selciato della stradina è in perfette condizioni.
La stradina del paese finisce in una piazzetta più ampia dalla quale si vede nello sfondo il monastero per cui è conosciuto il paesino.
Andiamo anche noi al ristorante 'Taperia A Camboa', ma solo per prendere il timbro, perchè lo troviamo pieno di gente tra cui anche molti pellegrini, cosa che ci meraviglia non poco. Perché durante il cammino vediamo pochissimi pellegrini, ma poi quando entriamo in questi locali, per la verità sono pochi quelli aperti, vediamo tanti pellegrini seduti ai tavoli!
Riprendiamo il nostro cammino che porta alla piccola baia davanti al Monastero. La strada sentiero passa proprio vicino all'acqua. Non c’è una vera spiaggia, ma un accumulo di alghe marine sedimentate tra gli scogli e una miriade di gabbiani che li hanno il loro paradiso, ma che con il loro guano e le alghe in putrefazione emana un puzzo pazzesco. Ci allontaniamo velocemente.
Poi inizia prima la periferia di Viladesuso dove si entra in una stradina interna allontanata dal mare, per poi proseguire all'interno della periferia di Mougas dove troviamo un altro santuario dei pellegrini, le classiche pietre dipinte lasciate come portafortuna dai pellegrini. E anche qui si vedono degli horreos, alcuni piccoli, altri più grandi, di tutte le misure, e portano quasi sempre una croce sulla saliente della facciata. Ormai vediamo che sono una vera tradizione e prescindono dall'originario utilizzo. Qui ce n'è uno con le pareti addirittura chiuse e con le scale per entrarci comodamente, forse oggi vengono utilizzati per mettere le attrezzature da giardino.
In realtà il paese di Mougas è più nell'interno, lontano dal mare. Queste sono solo alcune case disperse vicino alla costa, tutte case basse con giardini e campi coltivati, e ancora, qualche costruzione ricorda il forte spirito marinaro della zona.
Accanto al nostro tavolo ri-troviamo la coppia francese che avevamo già visto in qualche altra occasione. Loro parlano un po' di inglese e ci scambiamo subito le nostre impressioni, soprattutto quelli del clima. Infatti viste le brutte previsioni per i prossimi giorni loro hanno intenzione di tornarsene a casa senza arrivare a Santiago. Inoltre la signora ha delle paurose galle a tutte e due i piedi, problema che sembra essere molto comune tra i pellegrini, tant’è che a Santiago vendono le magliette souvenir con la scritta: ‘sin dolor no hay gloria’.
Ma da questo posto non c'è alcun modo per tornarsene a casa, devono per forza fare almeno ancora una tappa. Decideranno durante la giornata di domani.
Per questa sera siamo a posto e mentre torniamo al nostro ‘piano’ sentiamo che il vento ha cambiato direzione e ci assale il lezzo provenire dalla baia, il puzzo di quelle alghe con il guano entra persino dalla finestra chiusa. L'aria della stanza è umida e accendiamo il riscaldamento elettrico, più per asciugare l’aria che per riscaldarci. Ma i letti sono grandi e comodi e dopo i nostri 21 km che segna il cellulare ci addormentiamo senza difficoltà.
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