Vila Praia de AncoraMoledoCaminhaTraghetto dal Portogallo in SpagnaA Guarda
ai suoi pescatori e alle loro famiglie,
Dalla finestra vediamo già al lavoro gli 'operatori ecologici', non so se anche in Portogallo vengono chiamati cosi, ma di certo sono delle figure che qui si vedono di frequente, non solo nelle cittadine, ma anche lungo le passerelle dove controllano cestini e punti di sosta. Veramente un servizio molto efficiente. Noi in effetti, sporco a giro non abbiamo trovato mai.
Accanto alla chiesa c'è un bel locale per la colazione, e il giorno prima ci eravamo accertati sull'orario di apertura. Infatti in questi giorni abbiamo imparato che bisogna sempre accertarsi sugli orari dei locali dove fare la colazione, la spesa ecc. Spesso hanno orari molto strani, e poi c'è sempre il giorno di chiusura che può capitare proprio quando ci siamo noi.
Le coste rocciose non si prestano alla balneazione, ma le passeggiate su quei lunghissimi sentieri sono davvero uniche. Poi ogni tanto incontriamo una cappella. Alcune sono aperte e hanno il timbro 'fai da te', un tavolino con il timbro e un cuscinetto con la tinta a disposizione del pellegrino, altre però sono chiuse, ma in genere sono ben tenute e sono sempre un piacevole punto di sosta per il pellegrino.
Questa è la Cappella di San Isidro, in mezzo al nulla, sembra perfettamente ristrutturata, ma purtroppo è chiusa.
La fauna vista sul percorso è piuttosto scarsa. Gabbiani e uccelli in zona mare ce ne sono tantissimi, ma non molto altro. Quindi vedere delle pecore, capre e bovini che pascolano liberamente è quasi un evento! Più avanti inizieremo a vedere anche dei cavalli, che Jane riuscirà sempre a far avvicinare.
Ogni tanto ci sono questi cumuli di pietre che indicano il passaggio dei pellegrini. Ma di pellegrini noi ne vediamo decisamente pochi, forse non è il periodo adatto. Per noi va benissimo cosi, ci godiamo tutto il panorama in quasi solitudine. In genere, i pellegrini andiamo tutti nello stesso senso, verso nord, verso Santiago, ma ci è anche capitato durante tutto il percorso, che qualcuno andava in senso contrario. E quando ci si incontra, ci si saluta con 'Buon cammino', un sorriso e via. Ognuno con il suo ritmo e la sua strada. Le indicazioni del cammino sono perfette, non c'è bisogno di chiedere mai nulla.
allo stile più moderno con vetrate, materiali moderni e abbinamenti bizzarri. Ma questo è una costante in Portogallo. Stili differenti che suggeriscono non esista alcun 'piano regolatore' come lo conosciamo noi in molti dei nostri comuni.
Ci sono anche grandi complessi abitativi, forse sono addirittura case vacanze, perchè Moledo, al contrario di quello che avevamo visto finora, ha una bella spiaggia balneabile.
A me piacciono tanto i cactus, qui sembrano trovare il clima ideale per crescere! E ci sono persino vicino ai marciapiedi, delle incredibili varianti e dimensioni ragguardevoli.
Come anche questa bellissima Protea bianca molto comune nei giardini.
Il percorso ufficiale va ora diritto verso Caminha, sulla strada principale con un lunghissimo marciapiede ciclabile che per un tratto scorre vicino alla ferrovia. Come al solito però, noi abbiamo l'alternativa, studiata solo in teoria con Google Maps.
Per arrivarci dobbiamo attraversare questa strada principale, che però non ha un vero punto di passaggio in sicurezza. C'è una scaletta da una parte e dall'altra, nient'altro. Ma il traffico è quasi assente e si può passare abbastanza tranquillamente.
Arriviamo alla Cappella della Nossa Senhora de à Pé da Cruz, chiusa. Dietro alla chiesetta ci aspetta una nebbia carica di umidità che diventa subito una pioggerellina e ci costringe a metterci la mantella di plastica. Lo stile della chiesetta è inconfondibile, bianca con i profili in pietra grigia.
Dietro alla chiesetta inizia il percorso su stradina lastricata, copertura molto comune per le stradine secondarie in Portogallo. L'avevamo già visto a Porto, in città, molte strade sono lastricate, tipo sampietrini. Poi però lo abbiamo notato in tutti i paesini, dove tutte le strade sono lastricate, tranne quelle principali con molto traffico.
Ma poi s'incontrano anche queste costruzioni strane, moderne, metamorfiche.
Noi preferiamo continuare sul lungofiume, perchè ormai siamo alla foce del grande fiume Miño. Anche qui c'è un lungo marciapiede ciclabile. Stiamo arrivando al centro di Caminha. Jane si lamenta di un piede, non riesce a capire cosa ha, ma cammina.
E anche qui notiamo un argine piuttosto basso, come se ci fosse poca acqua, un fiume in secca. La mancanza d'acqua l'avevamo già notata nei giorni precedenti, a Esposende e Viana do Castelo, là dove ci sono fiumi da attraversare.
Arriviamo al piccolo centro di Caminha, con il bel palazzo che fu il Comune, e la torre dell'orologio. Siamo nella piazza centrale e vediamo diversi pellegrini seduti ai tavolini dei bar, e tra loro riusciamo a scorgere la pellegrina tedesca che aveva detto di aver bisogno di un dottore. La vediamo in compagnia di un'altra pellegrina, sembra stare molto meglio.
Chiesa della Misericordia di Caminha che celebra i suoi 500 anni!
Il punto dell'imbarco è a soli 500 m dalla piazza. Si passa dalla Cappella di San Giovanni e poi siamo al porticciolo di Caminha, dove effettivamente vediamo ormeggiata una sola barca. Al bar del porto paghiamo il nostro ticket da 6 euro e ci viene a prendere un giovanotto.
Il giovanotto ci porta al molo dove c’è la sua barchetta a motore. Ci prepara gentilmente un panchetto porgendoci la mano per entrare in barca e ci fa indossare il giubbotto di salvataggio. È simpatico il nostro barcaiolo, mentre aziona il motore della barca ci dice che la colpa della secca del fiume e la conseguente mancanza dei ferry, è degli spagnoli. Loro non dragano abbastanza la loro parte del fiume per cui più delle volte non è navigabile con i traghetti grandi.
Ma ci racconta anche che suo padre è un provetto navigante pescatore, ha lavorato tanto tempo sulle navi pescherecce in Alaska e lo chiamavano 'coltello veloce', per la velocità con cui apriva e puliva il pesce! Lui si chiama Ruiz e di secondo cognome Magallanes come il grande storico navigante, e di cui dice essere sicuramente lontano parente!
La 'gita' dura pochi minuti e siamo dall’altra parte. Sbarchiamo in un molo secondario, solitario, non c’è nulla, né un bar, locale, niente di niente. Ma neanche sul molo principale che è a poca distanza c'è alcun movimento, tutto chiuso. Salutiamo il nostro traghettatore Magallanes che ci indica che dobbiamo prendere verso sinistra, infatti vogliamo fare tutto il giro della penisola intorno al monte Mirador per arrivare poi alla località di A Guarda.
Un ultimo saluto a Magellano e al Portogallo, paese che ci ha dato veramente una settimana di grandi emozioni ed esperienze.
SIAMO IN SPAGNA
Ora siamo in Spagna. Non c'è nessuno. Non c'è niente. Un grande prato e questa strana costruzione in pietra a casetta sui piloni, tipo palafitte, sempre in pietra. Ne vedremo tante di queste. Più avanti del nostro cammino veniamo a sapere che si chiamano horreo e che sono esattamente quello che aveva intuito subito Jane, l’esperta di agricoltura, e cioè un deposito di ortaggi, patate, zucche ecc. I piedistalli sono conformati in tal modo che i topi non ci possono salire. Dietro al muro una torretta, sarà una casa?Il posto è perfetto per fare la nostra pausa pranzo. Il tempo è clemente, non piove, non fa freddo e neanche caldo. Ma gente non ne vediamo. Eppure il posto sembra essere frequentato, ben tenuto ed è molto pittoresco.
Il sentiero aperto diventa un bellissimo bosco che a tratti ha anche delle passerelle di legno con degli strani segnali che inizialmente non capiamo. Poi dopo altri segnali intuiamo che sono dei giochi visivi che si possono fare nel bosco, ad ogni segnale corrisponde un disegno posto su un albero più lontano.
Immaginiamo che in estate e primavera sicuramente è una meta molto frequentata, soprattutto per famiglie con bambini. Eppure oggi è sabato e di pomeriggio...
Poi troviamo dei bei cartelli esplicativi, nuovamente sulla geologia del posto. Contenta di conoscere lo spagnolo mi avvicino per leggere. Ma con grande sorpresa vedo che non è scritto in spagnolo ma in qualcosa somigliante tra lo spagnolo e il portoghese, insomma andrò a sapere che qui non solo parlano il dialetto galiziano, ma è proprio una lingua scritta usata anche nella segnaletica, sui cartelli turistici, ecc.
Il lungo sentiero che ci porta ora verso la nostra meta di A Guarda è per metà lastricato per i pedoni, e l'altra metà è asfaltata liscia per le bici. Qui troviamo, per grande gioia di Jane, diversi cavalli liberi proprio vicino al sentiero. A lei le basta fischiare tenendo dell'erba fresca in mano e li attira in un attimo. Sembra che già da lontano la riconoscono e vengono verso di lei avvicinandosi curiosi e golosi.
All'entrata del paese ci fermiamo da un gelataio ambulante, un piccolo veicolo furgonato. Ci prendiamo il gelato, io uno piccolo, Jane va matta per i gelati e lo prende bello grande. Facciamo una breve sosta prima di salire verso il paese e il nostro albergo. Ci guardiamo intorno, è sabato pomeriggio, le 16.30 ed effettivamente c’è un po’ di gente locale a passeggiare. Ma pellegrini non ne vediamo.
Per arrivare al nostro albergo ci tocca prendere delle stradine in decisa salita passando da qualche piazza, tutto molto ben curato e pulito. La cittadina è molto carina. Arriviamo al nostro hotel in una via non troppo grande, accanto c’è un bar, dove avremo la colazione inclusa. È il bell’albergo "Eli Mar", in un edificio moderno tutto ristrutturato con delle grandi finestre Abbiamo una bella stanza con una grande finestra sulla stradina. Anche il nostro bagaglio è già li, siamo contente, per ora abbiamo effettivamente sempre avuto ottimi alloggi, perfetti e puliti. La nostra scelta di prenotare con anticipo valutando ogni opzione ha dato per ora ottimi risultati.
Dalla finestra della nostra stanza vediamo di fronte al nostro albergo la bella chioma grande di un albero che sta in un piccolo giardino. Poco prima del tramonto assistiamo al raduno di un enorme stormo di piccoli passerotti che fanno un chiasso tremendo. Bella la natura, ma a qualcuno giù per strada da fastidio il chiasso e battono le mani per zittire i passerotti, che infatti smettono all’unisono di cinguettare. Però dura solo pochi secondi, poi, all’unisono riattaccano tutti come prima. Ridiamo, tanto… appena fa buio, buio non si sente più nulla, dormono anche loro.
Usciamo in cerca di un posticino per cenare. Ma nelle stradine del centro non c'è niente, ci dicono di ritornare giù sulla costa, dal Celtico. Apprendiamo che la zona è molto legata alle sue origini celtiche. Prendiamo dei piatti di verdure e insalata, dopo tanto pane, formaggio e pomodoro ne abbiamo proprio bisogno.
Torniamo al nostro albergo con le belle luci serali della cittadina, passando davanti alla Chiesetta di San Bieito, ma non vediamo gente per strada, piuttosto vuoto tutto, eppure è sabato sera e non fa freddo.
Invece sentiamo in serata che c'è un po' di gente al bar sotto, ma non ci toglie certo il sonno. Infatti, anche se in realtà non ci stanchiamo per niente, vista la facilità della camminata, tanto che ci sembrano pochi i chilometri percorsi, ma la sera ci addormentiamo prestissimo quasi fossimo esauste. Poi la mattina ci svegliamo presto, delle volte alle 6 siamo sveglie e non sappiamo cosa fare dal momento che è buio pesto fino a quasi le 9 del mattino, e noi non iniziamo la camminata col buio. Tra l'altro ora è cambiato anche l'orario, in Spagna abbiamo un'ora avanti rispetto al Portogallo che sta a pochi km da qui.
A fine serata il nostro cellulare segna aver percorso 20 km.
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