PadrónIria FlaviaEscravitudeCrucesPicaraña
Dalla nostra stanza buia e priva di finestre ci svegliamo senza vedere come sia il tempo fuori. Le previsioni non sono buone. Belén ci aspetta al suo bar e ci avverte che effettivamente sta piovigginando. Con calma ci prepariamo e teniamo pronto il bagaglio per Gesù. Decido di mettermi i sandali, tanto prevedo molto asfalto. Facciamo una colazione con comodo, sedute al tavolino con un bel caffe fresco fatto da Belén.
Oggi abbiamo pochissimi chilometri da fare fino alla località di Picaraña, soltanto 10, che in condizioni normali li facciamo in appena 2 ore. Ma come avevo già scritto nel precedente post, da Caldas de Reis a Santiago ci sono 43 km che si potrebbero benissimo dividere in soli due giorni, ma il problema è stato trovare alloggio a metà percorso. Non ci sono riuscita e quindi ho dovuto dividere il percorso in 3 tappe di cui una, quella di oggi, davvero molto corta.
Poco dopo le 9 di questo mattino grigio lasciamo l'ostello dopo calorosi saluti e abbracci con Belén. Torniamo verso la bella piazza alberata davanti alla chiesa dell'Apostolo di Santiago dove vediamo un foltissimo gruppo di pellegrini tutti sotto grandi mantelle impermeabili. Stanno andando a vedere il ceppo dell'ormeggio in chiesa. Dall'altra parte del fiume Sar vediamo da lontano il monastero do Carme, al quale non ci andiamo però.
Il giardino è carino e molto ben tenuto, ma facciamo presto a fare tutto il giro. A pochi passi troviamo una scultura di un pellegrino in marcia, direzione Santiago! Continuiamo il nostro cammino attraversando la periferia di Padrón per arrivare poi al 'villaggio di Iria Flavia', un piccolo agglomerato di case periferiche, molto caratteristico In seguito veniamo a sapere che è stato proprio qui dove i discepoli di Santiago seppellirono in un bosco i suoi resti. C'è anche una grande chiesa chiusa e il cimitero. Percorriamo la stradina molto pittoresca del piccolo villaggio che ha un curioso disegno fatto di mattoni colorati proprio in mezzo alla strada. La pioggia va e viene.
Le abitazioni diventano sempre più case di campagna con giardini e orti dove non mancano i granai, horreos e neanche un lavatoio appena restaurato.
Facciamo un'altra piccola deviazione per andare a vedere la casa vacanza di Belén: 'Casa Maia' che dice di affittare per gruppi di pellegrini fino a 10 persone (3 stanze con bagno + cucina in comune). La vediamo solo di fuori ma notiamo con stupore nelle vicinanze la parete di una casa fatta tutta di conchiglie, pensiamo siano delle forme in cemento, sono tutte uguali, ma molto suggestivo.
Il percorso prosegue attraverso stradine di campagna e piccoli villaggi per lo più asfaltate o lastricate. Dietro a qualche recinto ci sono anche degli animali da cortile e poi tanti horreos, uno più interessante dell'altro, stradine piccole e strette, case moderne e costruzioni dismesse, ma gente non se ne vede, neanche pellegrini. E stranissimo, in una parete c'è persino un distributore automatico di bevande! Davanti a una casa sono esposte tante piccole zucche, di tutte le forme e vari colori, sono davvero belli, ma non c'è mai nessuno per chiedere qualcosa.
Dopo 7 km complessivi, di cui un tratto lungo i binari ferroviari, stiamo per arrivare alla località di Escravitude. Arriviamo alla strada principale dove facciamo un pit-stop con una spremuta d'arancia. Sulla stessa strada principale raggiungiamo l'omonima chiesa santuario. La chiesa è aperta, prendiamo il timbro e il gentile custode ci indica l'edicola-negozio dove poter comprare un mazzo di carte, che abbiamo deciso di comprare per non dover addormentarci troppo presto la sera.
Sulla strada troviamo ancora un curioso sito di protesta con cartelli e sculture improvvisate. Non c'è nessuno, ma sembra che la protesta è per l'umanizzazione e la dignità della località e contro l'amministrazione locale.
Poco più avanti troviamo un bel cartello che indica la nostra dimora a pochi km, segno che non c'è molto altro nei dintorni.
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